ho emesso ritenute d'acconto da gennaio 2010 a giugno 2010 , poi a metà giugno ho aperto la P.iva per contribuenti minimi ; vorrei sapere se a giugno 2011 il fatturato delle ritenute d'acconto si sommerà al fatturato della p.iva , quindi se pagherò le tasse anche sul fatturato della ritenuta d'acconto.
Grazie .
i minimi seguono una strada separata dagli altri redditi e tornano a riepilogarsi circa a metà del quadro n
hai emesso ritenute d'acconto? cosa vuol dire? senza partita IVa? collaborazioni occasionali sotto il limite minimo annuale?Penso che qui ci sia qualcosa che non va.Ad ogni modo i redditi si sommano tutti e le ritenute d'acconto già versate vanno in detrazione dell'imposta da versare a saldo.PErò ti giuro che non ho capito la tua domanda
Verranno tassate entrambi ma separatamente Fonti: 8 mesi fa Segnala abuso 0% 0 Voti by moranz20 Iscritto dal: 16 luglio 2007 Punti totali: 8.798 (Livello 5) Aggiungi Contatto Blocca le occasionali non si sommano alla partita iva.restano separate
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30 mag 2011
20 mag 2011
William e Kate, arriva il film sulle nozze regali
A pochi giorni dal matrimonio regale tra William d’Inghilterra e Kate Middleton, arriva anche in Italia l’atteso film sulla storia d’amore tra il principe di Galles e la bella ragazza di estrazione borghese. “William & Kate - Una favola moderna”, prodotto negli Usa per il canale Lifetime e distribuito in Italia da Dall’Angelo Pictures, sarà trasmesso infatti in prima serata da RaiUno mercoledì 27 aprile e anche distribuito nella prossima settimana da Mondadori in dvd con i settimanali “Tv Sorrisi e Canzoni” e “Chi”.
Questo film – realizzato in HD come un vero “event movie” – ripercorre i nove anni della relazione tra il principe William e la sua futura sposa Kate, che il prossimo 29 aprile convoleranno a nozze nell'abbazia londinese di Westminster. Sotto la dinamica regia di Mark Rosman, viene raccontata tutta la loro love story: dal primo incontro tra i banchi della prestigiosa università scozzese St. Andrews University, la vicenda si sviluppa attraverso gli alti e bassi dell’amore più chiacchierato del momento, gli obblighi della vita di corte e le pressioni causate dall’attenzione dei media, fino all'annuncio del matrimonio che ha catalizzato l’attenzione di tutto il mondo.
Ad interpretare i due fidanzati, due giovani attori molto somiglianti ai protagonisti reali: l’attore neozelandese Nico Evers-Swindel (già visto in tv nelle serie NCIS e Law & Order) veste i panni del principe William, mentre Camilla Luddington (Friends with benefits e CSI: Scena del crimine) quelli della bella Kate. “William & Kate - Una favola moderna” è stato prodotto da The Konigsberg Company per il canale americano Lifetime (che lo ha trasmesso con successo lunedì scorso negli Usa).
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Questo film – realizzato in HD come un vero “event movie” – ripercorre i nove anni della relazione tra il principe William e la sua futura sposa Kate, che il prossimo 29 aprile convoleranno a nozze nell'abbazia londinese di Westminster. Sotto la dinamica regia di Mark Rosman, viene raccontata tutta la loro love story: dal primo incontro tra i banchi della prestigiosa università scozzese St. Andrews University, la vicenda si sviluppa attraverso gli alti e bassi dell’amore più chiacchierato del momento, gli obblighi della vita di corte e le pressioni causate dall’attenzione dei media, fino all'annuncio del matrimonio che ha catalizzato l’attenzione di tutto il mondo.
Ad interpretare i due fidanzati, due giovani attori molto somiglianti ai protagonisti reali: l’attore neozelandese Nico Evers-Swindel (già visto in tv nelle serie NCIS e Law & Order) veste i panni del principe William, mentre Camilla Luddington (Friends with benefits e CSI: Scena del crimine) quelli della bella Kate. “William & Kate - Una favola moderna” è stato prodotto da The Konigsberg Company per il canale americano Lifetime (che lo ha trasmesso con successo lunedì scorso negli Usa).
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13 mag 2011
-Angustiati per il Paese. Riforme subito
"Ai cattolici con doti di mente e di cuore diciamo di buttarsi nell'agone, di investire il loro patrimonio di credibilità, per rendere più credibile tutta la politica". E' l'appello del card. Angelo Bagnasco, lanciato nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente.
"Come Vescovi - spiega - sentiamo di dover esprimere stima e incoraggiare quanti si battono con abnegazione in politica; facciamo pressione perché si sappiano coinvolgere i giovani, pur se ciò significa circoscrivere ambizioni di chi già vi opera".
"Lasciamo volentieri ai competenti - chiarisce il porporato - il compito di definire i modi di ingaggio e le regole proprie della convivenza. A noi tocca però segnalare come una 'citta" la si costruisca tutti insieme, dall'alto e dal basso, in una sfida che non scova alibi nella diserzione altrui. Le maturazioni generali hanno bisogno di avanguardie: ognuno deve interrogarsi se è chiamato a un simile compito".
"Ricorrente - rileva il presidente della Cei - è, nella nostra cultura pubblica, un certo interrogarsi sui cattolici: dove sono, come si pongono, cosa fanno. Anche nell'ultima estate queste domande sono ritornate. Risposte, magari interessanti, suonano spesso unilaterali, condizionate fatalmente dal punto di osservazione. Ebbene - afferma - vorremmo che fosse il bene comune la bandiera che nel cuore si serve, la divisa che consente di identificare là dove sono i cattolici, ma non solo loro".
Per Bagnasco, infatti, "l'Italia, nel suo complesso, ha bisogno di riscoprire la bellezza del bene comune perseguito nell'azione politica come nella vita quotidiana dei cittadini. Ha bisogno di una leva di italiani, e di cattolici, che senza presunzioni aderiscono al discrimine del bene comune, danno lucentezza alla sua plausibilità, così che aiuti ad individuare le soluzioni che meritano di essere perseguite. Alla luce di questo ideale, e nella data realtà storica i cristiani, agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialità interne alla realtà stessà, come ha chiesto recentemente Benedetto XVI".
"Si profila così - conclude il presidente della Cei - la figura di un protagonismo costruttivo per quanti credenti, ma anche non-credenti, intendono fare la propria parte nella vita nazionale come nei municipi, nelle istituzioni sociali come nella vivace realtà civile, nella realtà del non profit come nelle associazioni culturali, oltre che naturalmente nel campo dei doveri propri del singolo: ovunque ci si collochi, la ricerca del bene comune concreto diventa una sorta di bussola, l'indice per misurare urgenze e priorità".
"Angustiati"
I vescovi sono "angustiati per l'Italia" ed esprimono "grande sconcerto e acuta pena per discordie personali che, diventando presto pubbliche, sono andate assumendo il contorno di conflitti apparentemente insanabili", e si sono fatte "pretesto per bloccare i pensieri di un'intera nazione, quasi non ci fossero altre preoccupazioni, altri affanni".
"Siamo angustiati per l'Italia - ha ripetuto Bagnasco - non per un'idea o l'altra, comunque astratte", ma "per l'Italia concreta, fatta di persone e comunità".
Nazione "generosa e impegnata, che però non riesce ad amarsi compiutamente, facendo fruttare al meglio sforzi e ingegno; che non si porta a compimento, in particolare in ciò che è pubblico ed è comune". Il presidente della Cei punta il dito contro "una corrente di drammatizzazione mediatica", che presenta "piccole porzioni di verita', reali ma limitate, assolutizzate e urlate", delle quali troppo spesso l'opinione pubblica "si accontenta". "A momenti - afferma ancora Bagnasco - sembriamo appassionarci al disconoscimento reciproco, alla denigrazione vicendevole, e a quella divisione astiosa che agli osservatori appare l'anticamera dell'implosione, al punto da declassare i problemi reali e le urgenze obiettive del Paese".
"Alla necessaria dialettica - aggiunge - si sostituisce la polemica inconcludente, spingendosi fino sull'orlo del peggio. Poi, alla vista dell'esito estremo, si raddrizza il tiro". Ma poi - prosegue - "si preferisce indugiare con gli occhi tra le macerie, cercare finti trofei, per tornare a riprendere quanto prima la guerriglia, piuttosto che allungare lo sguardo in avanti, disciplinatamente orientato sugli obiettivi comuni, per i quali è richiesta una dedizione persistente e convergente". I vescovi invitano perciò ad "allungare lo sguardo in avanti, recuperare "la giusta auto-stima, senza cesure o catastrofismi, esattamente cos come si è ogni giorno dedicati al lavoro che di sostentamento alla propria famiglia".
Riforme subito
Sulle riforme l' Italia "sembra tornare sempre al punto di partenza" e il presidente dei vescovi, card.Angelo Bagnasco ha oggi riaffermato l'urgenza, aprendo il Consiglio permanente, di avviare il "confronto serio e decisivo, quello che non è perdita di tempo, ma ricerca della mediazione pi- alta e sollecita possibile". "Il Paese - ha detto - non pu attardarsi: povero di risorse prime, più di altri deve far conto sull'efficienza del sistema e su una sempre più marcata valorizzazione delle risorse umane".
"Si tutelino i diritti disoccupati e licenziati"
"Ci auguriamo che il diritto dei lavoratori disoccupati, in mobilità o licenziati, sia tenuto nel debito conto e il loro potenziale possa essere quanto prima reintegrato".
"La disponibilità delle parti a dialogare costruttivamente esiste - ha aggiunto - e non mancano in questo campo segnali concreti. E' fondamentale che, nel frattempo, non siano ritirati dallo Stato gli ammortizzatori sociali". "Deve in particolare stare a cuore a tutti - ha proseguito il cardinale - il destino dei giovani: non si procede ignorando le loro legittime aspettative".
Quindi Bagnasco ha osservato: "La nostra agricoltura ha bisogno di alcuni interventi che la rinforzino, facendola tornare un settore che attrae vocazioni, non le espelle: che il territorio sia lavorato, e da esso si ricavino prodotti di qualità, è interesse generale. Qui si situa la domanda di tracciabilità dei prodotti, attraverso filiere limpide e plausibili, possibilmente più corte".
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"Come Vescovi - spiega - sentiamo di dover esprimere stima e incoraggiare quanti si battono con abnegazione in politica; facciamo pressione perché si sappiano coinvolgere i giovani, pur se ciò significa circoscrivere ambizioni di chi già vi opera".
"Lasciamo volentieri ai competenti - chiarisce il porporato - il compito di definire i modi di ingaggio e le regole proprie della convivenza. A noi tocca però segnalare come una 'citta" la si costruisca tutti insieme, dall'alto e dal basso, in una sfida che non scova alibi nella diserzione altrui. Le maturazioni generali hanno bisogno di avanguardie: ognuno deve interrogarsi se è chiamato a un simile compito".
"Ricorrente - rileva il presidente della Cei - è, nella nostra cultura pubblica, un certo interrogarsi sui cattolici: dove sono, come si pongono, cosa fanno. Anche nell'ultima estate queste domande sono ritornate. Risposte, magari interessanti, suonano spesso unilaterali, condizionate fatalmente dal punto di osservazione. Ebbene - afferma - vorremmo che fosse il bene comune la bandiera che nel cuore si serve, la divisa che consente di identificare là dove sono i cattolici, ma non solo loro".
Per Bagnasco, infatti, "l'Italia, nel suo complesso, ha bisogno di riscoprire la bellezza del bene comune perseguito nell'azione politica come nella vita quotidiana dei cittadini. Ha bisogno di una leva di italiani, e di cattolici, che senza presunzioni aderiscono al discrimine del bene comune, danno lucentezza alla sua plausibilità, così che aiuti ad individuare le soluzioni che meritano di essere perseguite. Alla luce di questo ideale, e nella data realtà storica i cristiani, agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialità interne alla realtà stessà, come ha chiesto recentemente Benedetto XVI".
"Si profila così - conclude il presidente della Cei - la figura di un protagonismo costruttivo per quanti credenti, ma anche non-credenti, intendono fare la propria parte nella vita nazionale come nei municipi, nelle istituzioni sociali come nella vivace realtà civile, nella realtà del non profit come nelle associazioni culturali, oltre che naturalmente nel campo dei doveri propri del singolo: ovunque ci si collochi, la ricerca del bene comune concreto diventa una sorta di bussola, l'indice per misurare urgenze e priorità".
"Angustiati"
I vescovi sono "angustiati per l'Italia" ed esprimono "grande sconcerto e acuta pena per discordie personali che, diventando presto pubbliche, sono andate assumendo il contorno di conflitti apparentemente insanabili", e si sono fatte "pretesto per bloccare i pensieri di un'intera nazione, quasi non ci fossero altre preoccupazioni, altri affanni".
"Siamo angustiati per l'Italia - ha ripetuto Bagnasco - non per un'idea o l'altra, comunque astratte", ma "per l'Italia concreta, fatta di persone e comunità".
Nazione "generosa e impegnata, che però non riesce ad amarsi compiutamente, facendo fruttare al meglio sforzi e ingegno; che non si porta a compimento, in particolare in ciò che è pubblico ed è comune". Il presidente della Cei punta il dito contro "una corrente di drammatizzazione mediatica", che presenta "piccole porzioni di verita', reali ma limitate, assolutizzate e urlate", delle quali troppo spesso l'opinione pubblica "si accontenta". "A momenti - afferma ancora Bagnasco - sembriamo appassionarci al disconoscimento reciproco, alla denigrazione vicendevole, e a quella divisione astiosa che agli osservatori appare l'anticamera dell'implosione, al punto da declassare i problemi reali e le urgenze obiettive del Paese".
"Alla necessaria dialettica - aggiunge - si sostituisce la polemica inconcludente, spingendosi fino sull'orlo del peggio. Poi, alla vista dell'esito estremo, si raddrizza il tiro". Ma poi - prosegue - "si preferisce indugiare con gli occhi tra le macerie, cercare finti trofei, per tornare a riprendere quanto prima la guerriglia, piuttosto che allungare lo sguardo in avanti, disciplinatamente orientato sugli obiettivi comuni, per i quali è richiesta una dedizione persistente e convergente". I vescovi invitano perciò ad "allungare lo sguardo in avanti, recuperare "la giusta auto-stima, senza cesure o catastrofismi, esattamente cos come si è ogni giorno dedicati al lavoro che di sostentamento alla propria famiglia".
Riforme subito
Sulle riforme l' Italia "sembra tornare sempre al punto di partenza" e il presidente dei vescovi, card.Angelo Bagnasco ha oggi riaffermato l'urgenza, aprendo il Consiglio permanente, di avviare il "confronto serio e decisivo, quello che non è perdita di tempo, ma ricerca della mediazione pi- alta e sollecita possibile". "Il Paese - ha detto - non pu attardarsi: povero di risorse prime, più di altri deve far conto sull'efficienza del sistema e su una sempre più marcata valorizzazione delle risorse umane".
"Si tutelino i diritti disoccupati e licenziati"
"Ci auguriamo che il diritto dei lavoratori disoccupati, in mobilità o licenziati, sia tenuto nel debito conto e il loro potenziale possa essere quanto prima reintegrato".
"La disponibilità delle parti a dialogare costruttivamente esiste - ha aggiunto - e non mancano in questo campo segnali concreti. E' fondamentale che, nel frattempo, non siano ritirati dallo Stato gli ammortizzatori sociali". "Deve in particolare stare a cuore a tutti - ha proseguito il cardinale - il destino dei giovani: non si procede ignorando le loro legittime aspettative".
Quindi Bagnasco ha osservato: "La nostra agricoltura ha bisogno di alcuni interventi che la rinforzino, facendola tornare un settore che attrae vocazioni, non le espelle: che il territorio sia lavorato, e da esso si ricavino prodotti di qualità, è interesse generale. Qui si situa la domanda di tracciabilità dei prodotti, attraverso filiere limpide e plausibili, possibilmente più corte".
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